La tregua fiscale non riguarderà solo le cartelle esattoriale. Lo schema delineato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, prevede la possibilità di una drastica riduzione delle sanzioni sugli avvisi bonari inviati dall’agenzia delle Entrate: l’ipotesi è di applicare penalità amministrative del 5% e allo stesso tempo di concedere un arco temporale di due anni su cui scaglionare il pagamento. Di fatto, si punta a intervenire in questo modo sul problema degli omessi versamenti.
Una mossa che dovrebbe riguardare le annualità 2019 e 2020. Questo perché proprio il 2020 è un anno spartiacque a causa del Covid e della conseguente difficoltà di imprese, famiglie e autonomi ad affrontare le scadenze di versamento (anche relative agli anni precedenti). La portata, quindi, dovrebbe essere più ampia rispetto alla sanatoria varata dal Governo Draghi nel decreto Sostegni del 2021: in quel caso la sanatoria, che consisteva essenzialmente nell’azzeramento di sanzioni e somme aggiuntive, era indirizzata esclusivamente alle partite Iva che avevano subito una riduzione maggiore del 30% del volume d’affari dell’anno 2020 rispetto al volume d’affari dell’anno precedente (per gli operatori economici non obbligati al modello Iva l’ammontare dei ricavi e compensi risultante dalle dichiarazioni dei redditi). Il tutto in relazione alle liquidazioni delle dichiarazioni dei redditi e Iva relative agli anni d’imposta 2017 e 2018. Una sorta di primo assist verso una futura riforma del fisco da mettere in cantiere a partire dal 2023 e in cui ad andare a incidere in maniera decisa sulle sanzioni. Soprattutto sulle duplicazioni del sistema che, nonostante le intenzioni, finiscono con il perseguire un reale intento di deterrenza ma finiscono con il far lievitare il conto solo per chi incappa nei controlli del Fisco.