Con la circolare 19/E/2019, l’Agenzia delle entrate pone l’accento sull’importanza di una sempre maggiore compliance e semplificazione degli adempimenti fiscali, in una logica ex ante.
Tali attività si devono basare, essenzialmente, sull’analisi dei dati e delle informazioni a disposizione dell’Agenzia delle entrate volte ad individuare le caratteristiche generali dei soggetti più a rischio da selezionare per le attività di controllo.
A tal riguardo è di tutta evidenza che, nonostante l’enorme mole di dati e informazioni a cui l’Agenzia delle entrate ha accesso nel corso degli ultimi anni rappresenti un “tesoro” che poche altre amministrazioni fiscali estere hanno a disposizione, si pone il serio problema di come questi dati vengono raccolti, utilizzati, incrociati.
Difatti, l’avere a disposizione i dati relativi alla fatturazione elettronica, non significa necessariamente avere automaticamente censito e inquadrato correttamente il comportamento dei singoli contribuenti, al contrario occorrerà valorizzare le basi dati disponibili e ampliare la capacità di analisi avanzata dei dati stessi, attraverso l’evoluzione degli strumenti tecnologici a disposizione (big data, machine learning, intelligenza artificiale), permettendo così di intervenire in maniera innovativa e con tempistiche più ridotte.
L’Agenzia delle entrate, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, individua 3 differenti ambiti di attività:
- attività di prevenzione e promozione dell’adempimento spontaneo,
- attività di controllo fiscale destinate alle diverse macro tipologie di contribuenti;
- attività di interpretazione delle norme tributarie mediante l’emanazione di circolari, risoluzioni ed interpelli, la diminuzione della conflittualità nei rapporti con i contribuenti, la riduzione delle impugnazioni, l’incremento delle vittorie in giudizio e la riduzione del rischio di evasione da riscossione.
Tali obiettivi dovranno essere inevitabilmente perseguiti attraverso un coordinamento rafforzato tra uffici centrali e periferici, una stretta collaborazione con la Guardia di Finanza e un costante scambio di informazioni con le amministrazioni fiscali estere.
Le Direzioni regionali dovranno concentrarsi su chi presenta un maggior rischio fiscale senza peraltro esprimere comportamenti collaborativi e trasparenti, anche attraverso attività di cd. “tutoraggio” (sulle dichiarazioni presentate per l’anno 2017) e di controlli volti a intercettare e a contrastare i fenomeni di pianificazione fiscale nazionale e internazionale aggressivi più complessi.
Per quanto riguarda le attività di controllo, relativamente alle quali verrà data priorità a posizioni riguardanti periodi di imposta per i quali il potere di accertamento decade alla data del 31 dicembre 2019, le linee d’intervento per l’anno 2019 raccomandano di focalizzarsi su quelle posizioni che presentano un maggior grado di sostenibilità delle pretese, migliorando la qualità delle contestazioni e valorizzando il dialogo e le forme di interlocuzione con i contribuenti.