Imu e Tari per i soggetti non residenti titolari di pensione
Dall’anno 2021 è ridotta alla metà l’Imu dovuta sull’unica unità immobiliare, non…
Tre giorni dopo, e dopo aver letto i richiami di Matteo Renzi e dei suoi (“nessun aumento di Iva, né della benzina, né dello zucchero”), Pier Carlo Padoan rientra nei ranghi del tecnico. A Pasqua il ministro dell’Economia aveva aperto alla possibilità di uno “scambio” tra un ritocco all’insù delle aliquote Iva e un abbassamento del cuneo fiscale, cioè l’imposizione che grava sulle buste paga. Intervento auspicato anche dall‘Ocse. Ma mercoledì, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def, è tornato sui suoi passi ribadendo per due volte che “l’intendimento del governo prevede di escludere l’aumento delle imposte indirette previsto dalle clausole di salvaguardia” sostituendolo con “una manovra alternativa che verrà definita nei prossimi mesi”.
Una manovra da oltre 15 miliardi, se è vero che le clausole di salvaguardia per il 2018 valgono l’1,1% del pil ma dopo la manovrina – il cui testo peraltro è ancora fantasma, tanto che Padoan si è scusato del ritardo dicendo che “dovrebbe arrivare domani” – “restano confermate per un valore pari allo 0,9% del pil”. “Io posso avere le mie preferenze“, ha ammesso poi il ministro facendo riferimento appunto all’aumento dell’Iva, “ma alcune sono state amplificate traducendo in mia preferenza una delle tante ipotesi”. Solo di ipotesi si trattava, è quindi la versione ufficiale. Questo nonostante anche il rappresentante della Banca d’Italia, in audizione, abbia invitato il governo a non escludere “una riconsiderazione dell’ampio ventaglio delle aliquote dell’Iva”.